Codici EER – Elenco europeo rifiuti: cosa sono e dove trovarli?

I rifiuti non sono tutti uguali. E’ sufficiente una riflessione molto semplice, infatti, per capire che a diversità di prodotto corrisponde, una volta quest’ultimo si trasforma in uno scarto, in una sostanziale differenza nell’impatto che quest’ultimo avrà sull’ambiente nel quale dovrà tornare.

Da questo semplice concetto discende direttamente una netta differenziazione dei vari materiali che, a seconda della loro pericolosità o della possibilità di essere recuperati a un secondo uso, non soltanto seguono percorsi differenti una volta diventati genericamente rifiuti, ma abbisognano di trattamenti diversificati per evitare che i medesimi si trasformino in un potenziale problema per l’ambiente.

Anche la norma segue il medesimo iter, imponendo un codice eer a ogni materia sia diventata scarto e, di conseguenza, necessiti di un successivo smaltimento. Questa codificazione non è altro che un elenco che l’Europa ha messo a punto per dare la medesima chiave di lettura in tutta l’Unione Europea, evitando che nelle preesistenti differenti normative si annidassero i semi di una gestione non corretta delle procedure.

L’importanza di conoscere il codice EER

Quand’anche possa apparire un mero strumento di gestione, il codice eer rappresenta un indicatore da non sottovalutare nell’azione che nelle attività commerciali, artigianali, industriali e produttive in genere quotidianamente si è portati a fare.

Gestire il corretto conferimento dei rifiuti, del resto, è un obbligo per tutti, sia nelle nostre case, sia che si lavori in un ufficio, un ristorante, un’azienda chimica o in una società dedicata alla differenziazione. E’ evidente che più alta è la pericolosità delle sostanze trattate, maggiore sarà l’attenzione da mettere nel maneggiare con cura le stesse alla fine del ciclo di lavorazione. In termini assoluti, la conoscenza delle norme che regolano il comparto è necessaria anche per un’attività che, a prima vista, nulla ha di potenzialmente pericoloso tra le sue operazioni.

Nel 2020, il nuovo modello per i rifiuti urbani

Il Dlgs 116/2020 ha rimesso ordine nel comparto dei rifiuti e, così facendo, s’è attivato anche per ciò che attiene il codice eer delle materie da buttar via. Un lavoro complesso da pensare e, successivamente, perfino da mettere in pratica, con tutta una serie di variabili improvvise in grado in un attimo di rimodellare il meccanismo ideato per dare ordine al settore.

Immaginiamo per un attimo quanto questo ordinamento impatti sulla vita di ogni giorno. Un esempio concreto è ciò che il Covid-19 s’è portato con sé in termini di gestione dei rifiuti in qualche modo connessi al coronavirus, con tutta una serie di azioni da compiersi a carico di coloro che per lavoro erano potenzialmente in contatto con persone infette ad aumentare il già non facile ruolo dei preposti. Da queste immediate e non esaustive considerazioni si comprende con inequivocabile chiarezza quante siano le sfaccettature che si celano nel campo dei rifiuti e quanto importante sia la conoscenza del settore.

Non conferire nel giusto modo i rifiuti, smaltirli in modo non corretto e, dunque, potenzialmente pericoloso o inquinante non soltanto espone chiunque al rischio di compiere un reato e, quindi, di incorrere nelle conseguenti sanzioni, ma in aggiunta determina problemi a non finire qualora il comportamento che da sempre adottiamo non fosse più in linea con i dettami attuali.

Carta, cartone, plastica e legno. C’è un codice per ogni materia

La storica divisione tra rifiuti urbani e non urbani, ormai, da sola non è più sufficiente. Non che non ci sia più, anzi, ma da questa iniziale separazione conseguono ramificazioni varie che attengono al codice eer abbinato alle varie tipologie di scarto.

Se guardiamo alla gestione del rifiuto domestico, la raccolta differenziata sale in tutta Italia, con punte significative a dimostrazione che l’attività culturale svolta nel corso degli ultimi due decenni sta pagando.

A livello aziendale la medesima perizia porta con sé un’organizzazione quasi scientifica e, proprio per questo, di difficile attuazione senza l’aiuto di qualcuno che ne sia davvero esperto. Alla pur fondamentale buona volontà, insomma, è necessario affiancare le competenze di chi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti ne ha fatto la sua occupazione, un lavoro tanto tecnico da obbligare chi lo svolge a rigidissimi protocolli in grado di evitare rischiose sottovalutazione.

La protezione dell’ambiente è, in questo contesto, il traguardo ultimo. Per raggiungerlo, all’improvvisazione va anteposta la massima professionalità.