L’importanza di analizzare il cashflow
Le crisi aziendali, lo fanno bene imprenditori e manager, sono sempre più frequenti, e fronteggiarle diventa ogni volta più difficile. Come in qualsiasi ambito, però, la situazione attuale dell’impresa nel quale la crisi ci coglie è fondamentale per una buona risposta.
Ma come si fa a conoscere la salute effettiva e reale della nostra impresa? In molti a questa domanda risponderebbero: se c’è utile l’impresa va bene. Ebbene, c’è da dire, sfatando questo mito, che in realtà non sempre questo è vero. Infatti, l’utile o il profitto, essendo due grandezze economiche date dalla differenza tra ricavi e costi, non sono in grado di restituire stime significative sulle condizioni delle casse aziendali, ovvero della liquidità disponibile.
Qual è allora il modo giusto per sapere se la nostra azienda può resistere a crisi finanziarie? Il trucco, sta nel calcolare periodicamente il cash flow e monitorarlo attraverso piattaforme come Dashero.it.
Cosa è il cash flow
In italiano possiamo chiamare questa grandezza finanziaria semplicemente flusso di cassa, proprio perché rappresenta la differenza tra le uscite e le entrate monetarie che periodicamente hanno luogo in una società.
Calcolato periodicamente, il cash flow restituisce informazioni fondamentali per conoscere a fondo la situazione in cui versa l’azienda interessata, perché si va ad indagare lo stato della cassa. Ciò che è importante per fronteggiare in modo adeguato momenti di difficoltà, infatti, è proprio la liquidità, che può essere misurata solo calcolando i flussi di cassa.
Come abbiamo già detto, non bisogna assolutamente confondere il cash flow con l’utile o il profitto aziendale, perché sono grandezze completamente differenti, essendo il primo una misura monetaria e i secondi invece delle misure economiche.
I flussi in entrata, che convogliano poi nel calcolo del cash flow, sono definiti cash inflow, mentre quelli in uscita analogamente sono cash outflow.
La misurazione del flusso di cassa è di solito periodica, usando dati su base annuale, trimestrale o mensile. Ovvio è che più spesso viene calcolato il cash flow e più si avrà sotto controllo la salute dell’azienda. Chiaramente, però, da questa misurazione possono scaturire risultati positivi, quando le entrate superano le uscite e quindi c’è liquidità nell’impresa, che risultati negativi, sicuramente poco auspicabili.
Come calcolare il cash flow
Ma vediamo allora come si calcola il cash flow nello specifico. Innanzitutto, è necessario avere alla mano tutti i dati utili alla misurazione, in base al lasso temporale scelto per il quale si vogliono calcolare i flussi di cassa. Solitamente, questi dati vengono estrapolati dal bilancio aziendale oppure dal rendiconto finanziario, per cui assicurati prima di tutto di avere almeno uno di questi due documenti.
Una prima opzione di calcolo prevede di partire dal reddito operativo, al quale bisogna poi aggiungere tutti i costi non monetari, come ammortamenti e accantonamenti, e sommare anche la variazione dei crediti e quella dei debiti, che possono essere importi positivi o negativi. Quello che si ottiene è il flusso di cassa operativo per il lasso temporale di riferimento.
Una seconda opzione, invece, prevede di calcolare il cash flow partendo dalla perdita o dall’utile di esercizio, per poi sommare i costi non monetari, esattamente come nell’opzione precedente, e sottrarre invece i ricavi non monetari del periodo.
Perché è importante
A questo punto ti sarai chiesto perché è così importante calcolare il cash flow. In realtà, in parte lo abbiamo già detto: perché è l’unica grandezza in grado di esprimere correttamente le condizioni dell’impresa.
In particolare, il calcolo dei flussi di cassa è fondamentale per capire la capacità aziendale di autofinanziarsi evitando così di ricorrere all’indebitamento. Un risultato positivo nel calcolo del cash flow, inoltre, indica che l’impresa è pronta a rispondere in modo adeguato ad eventuali crisi aziendali, perché possiede sufficiente liquidità.