Da cosa è composto l’inchiostro

L’inchiostro è un liquido utilizzato per trasferire testo o un’immagine su una superficie. Inoltre è costituito da un colorante sospeso in un liquido, acqua o solvente. Il primo colorante è un pigmento facilmente reperibile in natura. Alcuni usi degli inchiostri richiedono tuttavia l’aggiunta di cera, lubrificanti, resine, tensioattivi e sostanze fluorescenti. Questi ingredienti aggiunti influenzano il flusso, lo spessore, l’aspetto e il tempo di asciugatura della sostanza. In riferimento a quanto sin qui descritto, vediamo quali sono gli ingredienti più comuni presenti oggi nell’inchiostro.

 

Inchiostro di carbone

 

I primi inchiostri conosciuti dall’uomo sono quelli realizzati circa 5.000 anni fa. Gli antichi egizi usavano infatti una miscela composta da carbone e colla. Più o meno nello stesso periodo, i cinesi mescolavano la fuliggine ricavata da lampade ad olio e camini con della gelatina di origine animale. Gli inchiostri realizzati nei secoli successivi prevedevano invece l’uso di succhi di frutta e verdura, secrezioni di calamari, seppie e polpi e il tannino presente in noci e corteccia degli alberi. L’inchiostro talvolta veniva anche prodotto da insetti opportunamente schiacciati.

 

Per la stampa

 

Gli inchiostri per stampare utilizzano ancora oggi solventi a base di petrolio, olio di lino, di soia e minerale. I coloranti invece sono principalmente pigmenti derivati ​​da polvere di materiale organico a grana molto fine. Questi elementi vengono tra l’altro utilizzati per produrre colori come ad esempio il giallo lago, il blu pavone nonché delle sfumature comprese tra il verde e l’arancione. Alcuni artigiani preferiscono tuttavia dei materiali ad esempio l’argilla aggiungendola come riempitivo o estensore perché molto più economica dei pigmenti. Questi ultimi sono però disponibili anche di tipo inorganico e utilizzati per creare un’ampia gamma di colori, come ad esempio il verde cromo (ossido di cromo), il blu di Prussia (ferrocianuro ferrico), il giallo cadmio e l’arancio molibdato (una miscela di cromato di piombo, molibdato e solfato).

 

Per scrivere

 

L’inchiostro che oggi si usa in penne a sfera e pennarelli con punta sottile, contiene acqua o solventi organici come il glicole propilenico e l’alcol. L’inchiostro grazie a queste due sostanza diventa più pastoso e fluido, non macchia e si asciuga rapidamente, e quello per penne a sfera contiene tuttavia circa il 40% di colorante a base di olio. Le penne stilografiche invece utilizzano inchiostro a base d’acqua. Una variante dell’inchiostro di china è un caldo pigmento marrone chiamato bistre, ottenuto dall’olio bruciato estratto dalla fuliggine generata dal legno di faggio bruciato. Il bistrè tra l’altro è molto popolare tra i pittori poiché ha le stesse qualità semipermanenti dell’inchiostro di china e produce un ricco tono seppia. Anche l’acqua è il principale componente liquido dell’inchiostro di china e sospende le singole particelle di pigmento di carbonio. I suddetti artisti l’aggiungono all’inchiostro per diluire il pigmento e produrre quindi una gamma di toni oscillanti tra il grigio e il nero. Infine come agente legante, negli inchiostri ci sono vernice, gelatina, colla e gommalacca. Anche i leganti acrilici sono impermeabili, ma potrebbero essere necessarie fino a 24 ore per asciugarsi completamente.

 

 

Curiosità

 

A margine, come curiosità vale la pena aggiungere che esiste anche il cosiddetto inchiostro simpatico. Nello specifico si tratta di quello trasparente che permette di scrivere una lettera senza che si possa leggerne il contenuto. La sostanza che permette tale performance è il succo di limone e che una volta asciugato non è visibile ad occhio nudo. L’unico modo per leggere il contenuto della lettera è di passare il foglio (a debita distanza) su una fiamma erogata da una candela. Il calore generato permette al limone di diventare di una tonalità sul marroncino e quindi di far leggere il contenuto della lettera.