Il progetto Drago

Il cibo è una parte fondamentale non soltanto della nostra giornata, ma anche della nostra cultura.

In giro per il mondo, ciascuna nazione ha le sue specialità, ma la passione che noi italiani mettiamo in cucina, l’amore che abbiamo per il cibo, forse solo i francesi riescono ad arrivare qualcosa di simile.

Ma prima ancora del cibo che vediamo in tavola, prima ancora degli ingredienti che utilizziamo per cucinare, vi è la produzione.

L’agricoltura è un settore fondamentale dell’economia italiana, sebbene venga spesso messa in secondo piano al fine di privilegiare settori più competitivi.

Eppure, sembra stia scomparendo. Quantomeno nelle zone di collina e in montagna, dove, non riuscendo a competere, pare voglia rintanarsi in un angolo, come attività di nicchia.

La competizione è tanta, e l’agricoltura italiana riesce sempre meno a opporre resistenza, per una ragione o per un’altra.

Ecco allora che in molti si arrendono, altri invece cercano di continuare a puntare su un made in Italy che appare sempre più debole, in parte tartassato dall’aspra competizione del mercato globalizzato, in parte soffocata da un forte e, parrebbe, eterno, mancato slancio verso l’innovazione, di cui invece i grandi paesi europei come la Germania ed extraeuropei come il Giappone si fanno portavoce.

Tuttavia, esiste una terza categoria. Una categoria che, invece di gettare la spugna, decide per l’appunto una via alternativa, verso quella stessa innovazione per la quale, in teoria, mancherebbero i mezzi.

La rivincita dell’agricoltura: il caso delle Colline Metallifere

Nell’area delle Colline Metallifere, sull’Antiappennino toscano, agricoltura e allevamento hanno, da sempre, svolto un ruolo chiave, sia dal punto di vista del sostentamento che dal punto di vista economico.

Tuttavia, negli ultimi anni le cose sono un po’ cambiate, e quelle che una volta erano colline coltivate, sono ora piene di rovi e boscaglia.

La ragione dello stato di abbandono dell’area sarebbe da individuarsi nelle avversità che comporta un clima non proprio ideale negli ultimi tempi, unito a prezzi di vendita dai quali è pressoché impossibile ottenere ricavi soddisfacenti.

Ecco allora che le Colline Metallifere chiudono al mercato esterno, per crearne uno interno, strettamente legato al territorio: questo è il fondamento del Progetto Drago.

Che cos’è il Progetto Drago?

Lo scopo fondamentale del Progetto Drago è evitare che un territorio una volta idilliaco per l’agricoltura e l’allevamento, quale è quello delle Colline Metallifere, venga abbandonato.

La soluzione è, come accennato, un mercato interno, fatto per sostenere i bisogni degli agricoltori.

Il processo dovrebbe prevedere una produzione primaria, grazie all’utilizzo di appositi macchinari che si avvalgono di giunti in plastica, seguita poi da una prima e seconda trasformazione del prodotto, e infine consumo, tutto nello stesso territorio.

In sostanza, l’idea alla base del Progetto Drago è la produzione locale per la gente locale.

Una sorta di ritorno all’autosostenibilità. Ma non solo. Il progetto infatti si fonda anche su un’etica solida che prevede regole rigide di coltivazione, fondate sulla totale assenza di pesticidi e altri prodotti chimici, mentre si punta invece sulla rotazione dei terreni.

Un ritorno alla tradizione, insomma.